URBICIDI | UpLab Series

La parola “urbicidio” viene inventata in lingua serba da Bogdan Bogdanović, architetto e urbanista, sindaco di Belgrado a metà degli anni 1990, morto poi in esilio nel 2010.

Il neologismo, che viene approfondito in un libro (Grad i Smrt) che è stato tradotto solo in tedesco nel 1994, serviva a definire il destino, durante la guerra che sconvolse la ex Jugoslavia tra il 1991 e il 1995, di alcune città della Croazia e della Bosnia-Erzegovina: Vukovar, Mostar e Sarajevo.

Sebbene il testo di Bogdanović non sia mai stato tradotto in altre lingue, il termine ebbe successo anche in Italia, assumendo anche un significato più ampio.

Questo è stato esteso dalla distruzione fisica del patrimonio storico, artistico e architettonico urbano, a una variegata fenomenologia di ‘violenza’ sulla città, che abbraccia la dimensione culturale, socio-economica ed ecologica.

L’urbicidio, inteso come uccisione della città quale luogo della socialità di una comunità urbana, può essere perseguito o comunque determinato anche da azioni non distruttive dal punto di vista fisico? Questa è la domanda alla quale il ciclo di incontri organizzati da Uplab – Laboratorio di Urbanistica e Paesaggio della SDS di Siracusa in Architettura e Patrimonio culturale e del DICAr prova a dare risposta.

Gli urbicidi su cui si rifletterà a partire dalle testimonianze o dalle riflessioni degli ospiti sono di quattro tipi, due legati ad eventi bellici e due legati al modello economico dominante: la distruzione dei luoghi simbolici delle città insieme alla uccisione dei suoi abitanti; la distruzione sistematica di città, infrastrutture, abitazioni; l’induzione all’abbandono delle città nelle aree fragili; la trasformazione delle città attraverso la privatizzazione degli spazi e dei servizi pubblici e l’espulsione delle fasce deboli, come esito della finanziarizzazione delle rendite immobiliari.

Elemento in comune è la logica della prevalenza del più forte che si concretizza attraverso le armi oppure semplicemente applicando il concetto di competitività di matrice economico-aziendale ai territori e alle città, all’interno di un modello culturale che si concretizza attraverso azioni che espropriano gli abitati del diritto alla città. Certamente non si vuole paragonare l’esito drammatico delle prime due forme di urbicidio con quello delle altre, ma sottolineare dal confronto come il ruolo della città come spazio sociale per antonomasia sia oggetto di attacco continuo e come a essere penalizzati siano sempre i più deboli.

A discutere con gli studenti e i docenti di SDS sugli Urbicidi saranno:

  • Adriano Sofri, scrittore e giornalista, testimone diretto degli urbicidi in Bosnia-Erzegovina e Croazia negli anni 90;
  • Nello Scavo, giornalista, inviato di guerra di Avvenire, testimone dell’urbicidio di Gaza;
  • Rossano Pazzagli, storico dell’Università del Molise;
  • Sarah Gainsforth, saggista, giornalista e ricercatrice indipendente.